Il nuovo disco di Filippo Andreani parla di calcio

disco filippo andreani

Il nuovo disco di Filippo Andreani parla di calcio a 360 gradi, del pallone della nostra infanzia, di chi non c’è più e di Claudio Spagna l’ultrà genoano ucciso durante gli scontri con i milanisti.

Il cantante, ex Atarassia Grop, non è nuovo a cantare brani che parlano di football, anzi possiamo affermare che musica e calcio sono un legame fisso nei suoi album; non è un caso che ne abbiamo già parlato e che ne parleremo spesso, come a riguardo del brano su Gigi Meroni e quello su Stefano Brogononvo.
Riportiamo qui la parole dello stesso autore che descrive la sua fatica:

AUTOPRODUZIONE.
Ho finito di scrivere le canzoni per il mio prossimo disco.

Ci sono dentro molti miei ricordi, soprattutto legati all’epoca delle interminabili partite a tedesca. C’è dentro Andrea Gallo, santo; Claudio Spagna e Signorini; Beppe Viola; il 4 Maggio di Torino ed una figlia alla quale insegnare che c’è chi non muore mai; ci sono piccole, incredibili, storie d’amore. Vere, mica da film americano; c’è dentro Michele Moretti che non saluta; c’è il figlio di Anna Best, che si vede già – benché sia bambino – che avrà un futuro glorioso a 300 miglia da casa.

E dentro ci siamo NOI. Questo è un disco che ci appartiene.
L’appartenenza è una forma alta e pulita di proprietà. È una coincidenza perfetta tra quello che si è e quello che si ha. Infatti, senza di NOI questo disco non esisterebbe. Senza le nostre strade, senza i nostri palchi traballanti, senza la nostra innata capacità di trovare poesia nella semplicità.
Questo disco è NOSTRO.
E per NOSTRO intendo di TUTTI quelli che hanno sognato con me intorno a “La prima volta”; di tutti voi che mi aspettate per cantare insieme; di voi che mi seguite e mi fate sentire importante; di voi che mi avete battuto le mani; di voi che mi scrivete cose che mi lasciano senza parole.
Per questa ragione, ringrazio chi si è fatto avanti (o sta sondando il terreno) per proporsi come discografico.
Ma la parola d’ordine resta una: AUTOPRODUZIONE.
Scusate, ma è uno stile di vita.

Lascia un commento