La canzone di Chiesa degli ultras vicentini

Il coro dei tifosi del Vicenza è l’alleluja, la musica di Chiesa che tutti conosciamo.

Lo stadio Romeo Menti, guidato dalla Curva Sud canta la canzone religiosa con atto liberatorio, goliardico e forse anche un po’polemico:

Il tutto avviene a Maggio 2019, il giorno di Lanerossi Vicenza Virtus v Fano, che coincide con la prima vittoria casalinga dopo un digiuno lungo 6 mesi.

Il calcio non è forse una Fede?!? E tra l’altro tra quelle più importanti…

Alleluia

La canzone della tifoseria berica è la stessa che cantiamo in Chiesa, durante la messa; il significato della parola ebraica è preghiamo, lodiamo. Prima dellalettura del Vangelo c’è questo canto di lode, simile all’Osanna.

Nella liturgia cattolica, l’alleluia è anche un canto presente sia nella Liturgia delle ore che nel proprio della messa, dove è cantato prima della lettura del vangelo.
Le origini di questo canto sono complesse. In origine era riservato alle celebrazioni del giorno di Pasqua. In seguito è stato esteso anche al tempo pasquale fino ad essere incluso in tutte le domeniche dell’anno, celebrazioni ebdomadarie della risurrezione, con l’eccezione dei tempi penitenziali, dove viene sempre omesso (al pari del Gloria in Excelsis Deoe del Te Deum): nelle messe del tempo di Quaresima, come pure in tutta la Settimana Santa fino alla Veglia Pasqualeesclusa, è infatti rimasto il tratto, canto molto più antico. Nella forma straordinaria del rito romano l’alleluia si omette anche in Settuagesima e nelle messe per i defunti.

Nel canto dell’alleluia si distinguono tre elementi:

la parola alleluia che viene cantata solitamente tre volte all’inizio e alla fine,

lo jubilus o melisma prolungato sulla A finale dell’alleluia,

il versetto, quasi sempre unico, raramente doppio, preso da un salmo o da un cantico.

Nel canto gregoriano è il più recente tra i canti del proprium.
La melodia posta sulla parola alleluia è generalmente sillabica o poco ornata. Dopo il terzo alleluia è presente lo jubilus, un vocalizzo sul nome divino Yah. Questa espressione gioiosa di lode è molto antica, probabilmente di origine ebraica e bene si adatta ad introdurre la lettura della Parola del Signore così come è d’uso anche oggi, ma nulla indica che questa è stata la sua funzione originaria.
Il canto del versetto prolunga la lode e offre all’assemblea un motivo di meditazione e di approfondimento del tema liturgico della celebrazione. Nel finale si riprende il tema dello jubilus seguito poi dal triplice canto dell’alleluia.
Gli alleluia in cui la melodia conclusiva del versetto si differenzia da quella dello jubilus sono quelli di più antica composizione.[6]

Nei codici medievali, il canto dell’alleluia è raggruppato in appendice, a differenza degli altri brani del proprium e non aveva una posizione liturgica determinata. Era il cantore che sceglieva di volta in volta il canto che preferiva (quale volueris).

Ecco il Canto per Cristo, l’alleluia

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