Coro goliardico tifosi Lebowski con Borja Valero

C’è Borja Valero a cantare il coro dei tifosi del Centro Storico Lebowski che porta la goliardia allo stadio.

Incredibile la storia del calciatore madrileno che ha scelto di giocare in Promozione con una squadra che è emblema dell’azionariato popolare…ma questo è un discorso trito e ritrito.

Tornando alla canzone, che dire…pura goliardia!

Tra l’altro il calciatore ha dichiarato che se tornasse indietro non rifarebbe la scelta di essere un giocatore professionista e che ora il suo obiettivo è quello di godersi vita da spogliatoio e simbiosi con la tifoseria.

Cioè?
«Ci sono stati anche dei periodi brutti. Come le critiche, che un giocatore avverte sulla sua pelle. Dai tutto te stesso ma ti criticano. Non è facile». 
Adesso quale è la sua vita?
«Oltre al Lebowski sono commentatore tecnico di Dazn (stasera sarà proprio al Franchi, ndr), ho iniziato ieri il corso di allenatore a Coverciano ma soltanto per avere una visione più ampia e capire meglio anche l’aspetto psicologico. Forse un giorno allenerò i bambini. Ma non nel professionismo». 
Commisso ha chiesto equità e ha detto che Juventus e Inter hanno milioni di debiti…
«Sì, ma suppongo che stiano dentro le regole, voglio crederlo altrimenti sarebbe brutto. Parlo spesso con gente all’interno dell’Inter e so che stanno lavorando tantissimo per rispettare quelle regole. Hanno venduto giocatori fortissimi solo per rientrare». 
Che Inter ha visto in questo inizio di campionato?
«È la squadra che mi sta piacendo di più, finora. Come rosa è quella più completa e, se riesce a gestire bene le tre competizioni, è ancora la squadra da battere». 
E la Fiorentina, l’ha sorpresa?
«La squadra è praticamente la stessa della scorsa stagione ma con la consapevolezza in più di Vlahovic. Adesso Dusan sa gestire meglio i momenti. Italiano poi ha dato spunti precisi per cambiare la mentalità di tutti i suoi elementi. Ho parlato con alcuni miei amici dentro lo spogliatoio e sono tutti felici di come Italiano allena la squadra. È molto bravo ad avere l’attenzione di tutti e a non far calare mai l’intensità». 
Ma Vlahovic rinnoverà?
«Per come è cresciuto, se lo merita. Sono arrivate grandi offerte ma lui è voluto rimanere. Un giocatore si chiede: il treno passerà un’altra volta oppure no? Sono sempre momenti difficili, che ti fanno stare anche male. Ha capito che qui poteva ancora crescere ed è rimasto». 
Dalla finale di Europa League con l’Inter alle gioie con la maglia viola cucita addosso. Borja Valero è il grande doppio ex della sfida di questa sera al Franchi. Nella sua seconda vita da calciatore veste la casacca di un club di Promozione. «A giugno avevo pensato di smettere. Poi però è arrivato il Centro Storico Lebowski». Il calcio del popolo, in mano ai tifosi. I soci che guidano il club, le spese sostenute dall’autofinanziamento. Borja si è rimesso gli scarpini e domenica ha giocato col 20 sulle spalle. «È stata una bella emozione. Vedere tantissima gente allo stadio che canta e che ti sostiene anche dopo una sconfitta. La parte migliore di questo sport». 
E quella peggiore, qual è?
«Penso ad alcuni procuratori. Quando sei un ragazzino ti circondano di tante belle parole. Tu sei giovane, non ci capisci molto e ti affidi a loro. Qualcuno lo fa nel modo giusto ma qualcuno pensa solo a sé stesso e non pensa mai al giocatore. È la parte cattiva di quel mondo». 
Come ha vissuto gli inizi, Borja Valero?
«Facendo tantissimi sacrifici durante tutta la gioventù. È stata una crescita calcistica stressante. Il distacco dalle amicizie, la competizione interna per prenderti il posto da titolare. A dodici anni ti muovi come se fossi un professionista, senza esserlo però. Ho vissuto l’adolescenza in altro modo e mi è mancato qualche pezzettino di vita: le amicizie, i primi amori. Ma ho avuto la fortuna di arrivare e quando ho esordito con la maglia del Real, ho capito che si era chiuso un cerchio. Un’emozione unica». 
Rifarebbe il calciatore?
«Se ripenso a quel momento, sì. Impazzivo per il calcio. Forse però adesso non lo rifarei. Non so se merita. Ho una bella vita, grazie al calcio. Ma forse avrei potuto averla anche senza fare il calciatore. Ho avuto molti momenti che mi sono goduto. L’esordio col Real, quello con la nazionale spagnola. Il 4-2 alla Juventus con la Fiorentina. Ricordo i boati dello stadio agli ultimi due gol, sono sempre nella mia mente. Il calcio è molto più grande di quel che si vede in tv, però». 
C’è stato un momento in cui la sua vita è cambiata radicalmente?
«Ho cambiato modo di vedere la vita da quando mia madre è scomparsa per un cancro, anni fa. Ero un ragazzo molto negativo e invece da quel giorno mia madre mi ha dato un insegnamento incredibile: vivi alla giornata, sii molto più positivo. Questo mi ha fatto essere una persona migliore e cercherò di trasmettere i suoi insegnamenti ai miei figli». 
Cosa non vediamo del calcio noi comuni mortali?
«La tv non riprende tutto. Il 98% delle volte un calciatore dice quel che può, non quel che pensa. Lo fa per tutelare i compagni, i dirigenti. Oltre al gioco, però, la parte più bella che ho vissuto sono stati i viaggi. Le trasferte, le cene coi giocatori più anziani, i loro racconti. Le storie. Le cazzate. Adesso vivo lo spogliatoio del Lebowski. Ragazzi genuini, zero riflettori della fama. Ma stessa passione». 

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