Lee Sharpe, il calciatore che esultava come Elvis Presley

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Lee Sharpe e la sua inconfondibile esultanza alla Elvis!

Da Anglocalcio:
Una carriera stravolta per un infortunio..non si fosse fatto male, forse Giggs non avrebbe avuto la sua opportunità..
Proprio come il batterista che ha fatto parte dei Beatles quando ancora non erano “i Beatles”, anche Sharpe è stato protagonista sino a quando il Manchester United stava per diventare “il Manchester”.
Sharpe è sceso all’ultima fermata prima della notorietà.

Nel giugno 1988 il Manchester United lo acquista per 185.000 sterline dal Torquay, e quando Lee arriva ai Red Devils la corte di Alex Ferguson ha in Bryan Robson, Mark Hughes, Brian McClair, Gordon Strachan e Norman Whiteside i suoi punti di forza. Il resto è ottimo e attempato gregariato: Mike Duxbury, Peter Davenport, Viv Anderson.
In questa squadra di vecchie glorie non ci vuole molto per notare la verve del giovane Sharpe, che sebbene arrivi con le credenziali di eccellente attaccante, viene schierato come terzino sinistro. Le sue discese sulla fascia gli spianeranno pian piano la strada verso il suo ruolo naturale: ala sinistra. Più possibilità di fare gol, di estasiare i tifosi e le tifose con la “Sharpey shuffle” (esultanza alla Elvis, con bandierina utilizzata a mo’ di microfono), e di mettersi in luce in prospettiva Nazionale.

La tripletta messa a segno nel vittorioso 6-2 di coppa contro l’Arsenal ad Highbury, nel novembre 1990, ne fa uno dei punti fermi dell’undici di Ferguson per il resto del torneo: vince la coppa delle Coppe ed esordisce in Nazionale. Il rendimento di Sharpe continua a migliorare e la stagione 1991-92 dovrebbe essere quella della consacrazione. Ma le cose andranno molto diversamente.
Colpito da meningite, Sharpe rimane fuori per gran parte della stagione. Prende il suo posto un giovane gallese arrivato ad Old Trafford pochi mesi prima: Ryan Giggs. L’esplosione di quello che i tifosi hanno votato terzo miglior giocatore di sempre della storia dello United mette Sharpe fuorigioco. La miglior ala d’Inghilterra costretta alla panchina dal miglior giocatore del Galles. L’altra fascia del Manchester è appannaggio di Kanchelskis e per Sharpe c’è posto solo in sostituzione dei due o del terzino sinistro Dennis Irwin.
La stagione dell’affermazione è l’inizio della fine. Per Sharpe, non per la squadra, che nella stagione 1992-93 celebra il ritorno alla vittoria in campionato, ventisei anni dopo il trionfo di Best, Stiles e Bobby Charlton. Per il Manchester United le vittorie aumentano in misura inversamente proporzionale alle apparizioni in campo di Sharpe, che si regala un altro momento di gloria contro il Barcellona in Champions League: l’Old Trafford non era mai stato violato in 44 gare nelle coppe europee, un colpo di tacco di Sharpe allo scadere regala il 2-2 e l’imbattibilità (che verrà persa più avanti) del Teatro dei sogni.
ioia effimera: all’inizio della stagione 1996-97 passa al Leeds United. Un trasferimento pieno di aspettative. Da parte di tutti. Del giocatore: «Non potevo restare più a Manchester. Vincere da panchinaro non è essere protagonista, sei ai margini e non senti di aver alcun merito. IL Leeds è il club giusto per me e le mie ambizioni». Dei tifosi: «Abbiamo preso il miglior talento inglese, possiamo puntare al titolo». Una serie interminabile di infortuni relega Sharpe ai margini della prima squadra anche stavolta, incapace di trovare un posto fisso nella formazione di partenza. Con l’arrivo di David O’Leary finiscono i sogni di gloria: passa alla Sampdoria, acquistato da David Platt, ma non lascerà traccia.
Finirà mestamente a giocare nel Grindavìk, in Islanda, prima di appendere definitivamente le scarpette al chiodo nel giugno di 12 anni fa, a 32 anni.
Non possiamo che chiudere con una delle più belle canzoni di Elvis Presley, Always on my mind, un disco inciso nel 1972 da etichetta RCA Records:

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