Oasis vs Blur dalla musica britpop al calcio

Oasis contro Blur, la famosa faida della musica britpop, passando per la sottocultura mod, arriva anche nel calcio e noi non possiamo non raccontarvela.

Abbiamo trovato in rete questo articolo e velo riproponiamo, purtroppo non citiamo la fonte poichè è sconosciuta. Intanto, mentre leggete, potete godervi Common People, il singolo dei Pulp inciso nel 1995, la canzone simbolo del britpop, almeno a quanto riporta la BBC con un suo sondaggio:

1994. Damon Albarn, leader dei Blur e fondatore dei Gorillaz, si scopre improvvisamente tifoso del Chelsea, inizialmente grazie ad alcuni conoscenti abituali frequentatori di Stamford Bridge, e decide di recitare la parte del proletario dell’Essex: corse dei cani, tute di Sergio Tacchini e accento cockney.

La svolta, non troppo genuina, non convince fino in fondo la compagna di Albarn, nonché cantante degli Elastica, Justine Frischmann, infastidita dai reiterati insulti razzisti di un tifoso del Chelsea durante uno 0-0 col Tottenham, e nemmeno il bassista dei Blur, Alex James. Più genuini, nella loro passione calcistica, appaiono gli Oasis, che quell’anno rilasciano la loro prima intervista alla rivista Loaded e per l’occasione si fanno fotografare, ovviamente, nel parcheggio di Maine Road, allora lo stadio del Manchester City. Non hanno bisogno, i fratelli Gallagher, di inventarsi un passato da tifosi o un’esistenza proletaria: nati a Manchester da una famiglia di origini irlandesi in cui tutti tifano United, Noel e Liam seguono però il padre nella scelta controcorrente per il City, probabilmente dovuta all’odio per i fratelli. In fondo sono pur sempre nati a mezzora di cammino dallo stadio, e, quando traslocano a Burnage, Noel può vedere dalla finestra della sua camera i riflettori dell’impianto mentre ascolta Radio Piccadilly interrompere la musica e dare notizia dei gol realizzati (It’s a goal!) o subiti (Oh no!) dai blues.

Liam, di cinque anni più giovane, deve la sua fede anche a un insegnante delle elmentari, tale Mr Walsh, che porta gli alunni più meritevoli a vedere Joe Corrigan parare: il discepolo deve avere superato il maestro, se è vero, come sostiene Tony McCarroll, ex batterista degli Oasis, che il buon Liam ha danneggiato diverse auto di giocatori dello United nei primi anni ’90, portandosi via una portiera della vettura di Eric Cantona. Le prime partite viste risalgono ai primi anni ’70, quando il padre lascia il giovane Noel nella Kippax assieme agli altri bambini per andare a bere al bar. È ancora un Manchester City vincente in Inghilterra e in Europa, come non lo sarà più negli anni a venire, quando i fratelli Gallagher, con amicizie varie tra gli hooligans di Maine Line Crew, Young Guvnors e Under-5s, vanno a Maine Road ‘religiosamente’ ogni sabato, tra banane gonfiabili e risultati scadenti: papà ha lasciato la famiglia, ma andare allo stadio all’epoca costa poco e, da disoccupati, non c’è molto altro da fare.

Nella stagione 1983-84, dopo la retrocessione arrivata con la sconfitta con il Luton all’ultima giornata, sono presenti a tutte le partite, anche a quelle in trasferta. “Negli anni Ottanta odiavo il Manchester United con passione. Ma invecchiando addolcisci. Odiavo Mark Hughes ed Eric Cantona, ma Paul Scholes? È come Ashley di Coronation Street” (Noel) Accade così, senza che sia mai stato pianificato a tavolino, che quando gli Oasis iniziano a far parlare di sé, la band e la squadra si incontrino, si facciano pubblicità l’un l’altra, diventino quasi la stessa cosa, almeno per gli osservatori più lontani. Prima dei libri di Colin Shindler, prima di Jimmy Grimble, e con una risonanza mediatica sicuramente superiore, c’erano gli Oasis. A volte basta una foto: Kevin Cummins, storico fotografo del New Musical Express e a sua volta tifoso del Manchester City, immortala ai primi di maggio del ’94 i due fratelli con la prima e la terza maglia di quella stagione, con il vecchio stemma del club e lo sponsor Brother ben in vista. Supersonic, il primo singolo del gruppo, è uscito da appena un mese: nelle settimane successive il club è inondato di richieste dal Giappone, dove la maglia del Manchester City, arrivato quattordicesimo in Premier League, con appena tre punti di vantaggio sulla zona retrocessione, va a ruba. Una fortuna che dura ancora oggi: a sentire i titolari di Classic Football Shirts, tra le maglie storiche del City quella del 93-95 è ancora oggi la più venduta assieme a quella indossata nella storica finale playoff di Wembley del ’99.

Anche la Brother Industries ringrazia: qualche fan, attribuendo chissà quale significato al nome dell’azienda giapponese che produce calcolatrici e macchine da cucire, porta ai concerti uno striscione con la gigantesca scritta Brother. “La differenza tra i tifosi del Manchester City e quelli del Manchester United? Noi siamo molto più eleganti. Loro portano ancora le Adidas Samba e la camicia infilata nei pantaloni” (Liam Gallagher)

Quando Some Might Say arriva al numero uno nella classifica dei singoli, è niente meno che il presidente del Manchester City, Francis Lee, a complimentarsi con un fax. Congratulazioni difficili da restituire, dal momento che più la band va bene, più la squadra affonda: quando il 27 e 28 aprile 1996 gli Oasis tornano a Maine Road da profeti in patria per due storici concerti, i fratelli Gallagher sono abbastanza celebri da dover prendere sul serio la criminalità locale, che minaccia di rapire Liam. Una settimana dopo, su quello stesso campo, un pareggio con il Liverpool costa al City la retrocessione, una discesa che proseguirà due anni più tardi con l’imbarazzante caduta nella terza serie inglese. Venerdì, 14 agosto 1998 – Fulham-Manchester City 3-0 “Noel Gallagher degli Oasis ha guardato la partita da un’executive box, ma gli è stata confiscato il suo drink quando ha cominciato a urlare insulti ai tifosi di casa” (da Mark Hodkinson, Down Among the Dead Men with Manchester City) Per vedere la loro squadra tornare a vincere, gli Oasis dovranno sciogliersi. “Se avessi pensato che sciogliere gli Oasis avrebbe significato che il Ciy avrebbe vinto il campionato lo avrei fatto quindici anni fa. Una volta guadagnati 20 milioni di dollari me ne sarei andato” (Noel Gallagher) Un matrimonio in piena regola, tanto che al gruppo viene anche chiesto, a un certo punto, di chiudere il cerchio e investire nel club: c’è un incontro con la proprietà, ma non se ne fa nulla (“carini a chiedere, ma non voglio i tifosi davanti a casa mia quando il City è in Third Division e tutti danno la colpa a me”).

Mai è stata scritta una canzone appositamente per la squadra: una volta, su richiesta, ci hanno anche provato, ma poi è venuta fuori Acquisce ed era troppo bella per regalarla al City. “Non mi piacciono le canzoni sul calcio: potrei scrivere la musica, ma i testi sul calcio sono sempre un po’ idioti”. (Noel Gallagher)

Gli Oasis hanno comunque avuto la soddisfazione di vedere gli ex compagni di gradinate appropriarsi delle loro canzoni: Wonderwall, anche con i dovuti aggiustamenti per omaggiare Kinkadze o Uwe Rosler, è sicuramente la più proposta allo stadio e la più cantata, ma non mancano striscioni ispirati a Some Might Say (“Some might say, we will find a brighter day”), mentre Roll With It, sconfitta ai tempi della battaglia del britpop da Country House dei Blur, ha avuto l’onore di risuonare a Wembley prima della finale di Fa Cup del 2011. Non molte, ma significative, le citazioni a tema City nell’opera degli Oasis: non è difficile notare la foto di un giocatore in maglia azzurra appoggiata al caminetto nella copertina di Definitely Maybe: si tratta di Rodney Marsh, nel 1972 acquistato dal Manchester City per 200000 sterline, allora cifra record per il club. Il video di The Masterplan, ispirato alle opere di L.S. Lowry, pittore noto per le scene di vita dell’Inghilterra industriale e tifoso del City, spiega ancora meglio il rapporto tra il gruppo e la squadra: i membri del gruppo camminano per le vie di Manchester e passano anche davanti a Maine Road, dove si sta giocando Manchester City-Newcastle, ovvero la prima partita di cui Noel abbia ricordo. La partita, risalente al gennaio 1975, è poi finita 5-1 per i padroni di casa, ma l’unico gol che la futura rockstar è riuscita a vedere, a causa della statura, è quello degli ospiti.

Ispirato ad un articolo di Marco Maioli pubblicato integralmente su FantaGazzetta.

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