Sottocultura bootboy ed hooligans del Man United
E’ la sottocultura Bootboy quella che ha caratterizzato gli hooligans del Manchester United nei primi anni 70, temibili e sempre presenti in trasferta.
La Red Army di Manchester ha avuto anni di gloria ed è ricordata in patria e fuori come una delle tifoserie più rispettate e temibili del mondo. Si fa spesso confusione con la dicitura “Red Army” tra i tifosi e gli hooligans; entrambi degni di nota, ma il nome per anni si è riferito solamente alla frangia del tifo violenta, protagonista degli scontri negli stadi. Con il tempo Red Army è diventato sinonimo dell’intera tifoseria dello United, mentre spesso per indicare i ragazzi coinvolti negli incidenti tra tifosi si è parlato di Man in black, dato che molti di questi avevano l’abitudine di indossare indumenti di colore nero. Sono state prestni anche altre sigle per definire le “firm“, le frange hooloigan del Manchester United, come Young Munichs, the Inter City Jibbers, the M58 Firm and the Moston Rats. Nel libro “Undesirables”, l’autore, un hooligan della Red Army, Colin Blaney afferma che molti degli appartenenti alla crew sono stati coinvolti in fatti criminosi, come lo paccio internazionale di droga.
Red Army e la stagiorne calcistica 1974/75
Il nome Red Army viene coniato nei primi anni 70 e proprio in quel periodo conosce la fama; in particolare l’accezione negativa viene attribuita dal 1974, stagione nella quale la squadre retrocedette ed i tifosi al seguito si trovarono a girare per città e stadi mai visti prima, a confrontarsi con tifoserie “nuove”, spesso anche poco numerose. E’ l’escalation della violenza! Ci sono dei casi in cui i fan del Man Utd sono più di quelli della squadra di casa..lascio a te imamginare cosa possa essere successo in queste occasioni.
Il Manchester United è uno dei club più importanti dell’Intera Inghilterra, la patria del calcio, questo comporta un numero importante di supporters e non soltanto a Manchester, tanto per fare un esempio, i tifosi delllo United sono numerosissimi anche a Londra, nonostante la Capitale abbia molte squadre che giocano nei compionati maggiori ed alcune siano storiche e gloriose.
Tifoseria numerosa e diffusa nell’Isola, vuol dire un bacino enorme dal quale attingere e questo comporta un proporzionale numero di hooligans. Ovunque il Man Utd ha giocato c’è sempre stato un manipolo di ragazzi vogliosi di mettersi in mostra. Mancuniani in viaggio per la trasferta e “rinforzi” da altre città o anche spesso proprio dai reds presenti nella città che ospita lo United. Una forza incredibile, un passo avanti rispetto a tutti gli altri!
C’è da citare un triste evento delittuoso, proprio nel 1974, il 24 Agosto degli hools dello United hanno accoltellato uccidendo un tifoso del Blackpool durante una partita di Second Division. Questo fatto fu poi una delle cause di una delle prime leggi antiviolenza legate al football.
Sulla tifoseria del Manchester United ci sono libri e documentari, in particolare menzioniamo quello della trasferta a Londra del 1985 che narra gli scontri contro la ICF del West Ham, ma anche Life on Mars della BBC che incentra il discorso sull’hooliganismo degli anni 70 e The Rel Football Factory. Sono da leggere i due libri di Tony O’Neill, membro della firm, Red Army General e The Men in Black, basati rispettivamente sui fatti degli anni 70 e primi 80 il primo e l’altro invece dalla seconda metà degli 80 ai giorni nostri.
I Bootboys
La Red Army, quindi, punta di diamante “hooliganisticamente parlando”, è stata alla ribalta delle cronache per anni e nei decenni sono state diverse le sottoculture che si sono alternate nelle terraces. Mods, skinheads, herberts, casuals etc etc…Nei primi anni 70, dal 1972 in particolare, sono stati i bootboys ad avere un ruolo importante nella tifoseria del manchester United; parliamo di ragazzi appartententi per lo più alla working class, esagitati, amanti del bere, discendenti degli skins e con molte cose in comune con questi. Il boot boy è caratterizzato, lo si evince dalla denominazione stessa, dall’utilizzo degli scarponi – “boots” – come segno distintivo. Una pettinatura alla moda, capello lungo con spesso una frangetta, il pantalone largo sotto tipo ” a campana” e, specie allo stadio, sciarpa con i colori sociali del club tifato e delle toppe sulle giacche. Stilisticamente parlando belli e particolari, questi kids sono stati coinvolti in incidenti con le altre tifoserie e ben visibili e riconoscibili, proprio causa il loro look, durante i tafferugli. Anche vedendo foto d’epoca o video degli scontri, è molto facile individuare questi sottoculturati che sferrano calci e pugni agli avversari.
Già nella seconda metà degli anni 70, la moda ricambiò, la musica glam rock ed il soul lasciarono il posto al punk e l’oi!, ci fu la seconda ondata skinhead ed i capelli si accorciarono..rimase l’ “attitude”, rimase la birra, i famosi anfibi Dottor Martens e la passione per il football.